febbraio 15, 2012

Interview - Ricchardo "Il Bucchio" Bucchioni



Trattasi di una vecchia intervista pubblicata per la webzine "YMAG" con il mio amico/collega Riccardo Bucchioni.

Quando mi siedo sul divano nel mio salotto e premo il tasto di accensione della TV mi tocca aspettare qualche secondo per vedere l’immagine. E in quella manciata di secondi di attesa volgo lo sguardo in alto al televisore, sul muro dove sono appese due opere d’arte. Uno dei poster di Jay Ryan per i Dianogah e l’altro è un pannello originale di Riccardo Bucchioni rappresentante un sacco di “mani viventi” che escono come viscere da un teschio. Colori vivaci, tratti morbidi e fumettosi e strane creature.. questi sono gli ingredienti principali per uno stile inconfondibile e fresh. Sebbene lo conosca di persona non mi sono mai inoltrato in dettagli riguardo le sue opere, i suoi progetti.. ma ora mi pare il caso di approfondire un po’..

1.Riccardo Bucchioni: un caso a parte o è nel DNA di famiglia la passione e il talento per l’illustrazione e l’arte?
Assolutamente un caso a parte! Mia madre scarabocchiava un po’ da giovane, mio padre a parte disegni tecnici tipo schemi elettrici e simili credo non sappia nemmeno da che parte cominciare. L’unico in famiglia che si cimentava in campo “artistico” era il fratello di mia nonna paterna, bravissimo pittore di paesaggi, soprattutto marini.

2.Ricordi se c’è stato qualcosa nella tua vita, non so, un disegno, un immagine che ti ha fatto capire che la tua strada sarebbe stata questa?
Ah! Assolutamente no! Onestamente non so ancora adesso se la “mia strada” e’ questa!
Ci spero,ci lavoro affinché lo sia o lo diventi, ma non ne sono ancora certo.
Di sicuro però posso dirti quando ho “deciso” che “nella vita avrei disegnato” :
la prima volta che ho visto in tv la sigla del cartone animato dell’Uomo Ragno!
(hahaha che cosa nerd!) Non so per quale oscuro motivo ma li ho deciso che dovevo disegnare. Vedi? “I fumetti e i cartoni animati ti rovinano la vita”...hanno sempre avuto ragione a dirmelo…

3.Andiamo sullo specifico: mezzi e tecniche preferite? Come ti riesce meglio illustrare i tuoi soggetti?
Di solito cerco di lavorare in modo molto “tradizionale” , con molti schizzi preparatori, di solito utilizzo un pastello rosso per gli studi più grossolani, poi su quello che mi sembra “più decente” faccio le matite regolari. Il ripasso a china lo faccio su fogli di carta da lucido così se sbaglio qualcosa posso ripartire direttamente da li. Alla Scuola Di Fumetto dovevo fare tutto sullo stesso foglio e a parte l’eccessivo sporcarsi del foglio stesso, ogni volta che sbagliavo dovevo ripartire daccapo ed era a tratti frustrante. La colorazione la faccio al computer.
Per alcuni design, magari per T-Shirts o simili, utilizzo il computer dall’inizio alla fine.

4.Negli ultimi anni, e non parlo di decenni, c’è stata una netta evoluzione delle tecniche d’illustrazione. I softwares si sono evoluti drasticamente e ho visto gente disegnare meglio su computer che su carta con una semplice matita. Cosa ne pensi? Secondo te l’illustrazione tradizionale ne sta risentendo?

Credo che l’uso di un computer o di un software per disegnare sia una cosa che ha sia “pro” che “contro”.
Io stesso per alcuni progetti non potrei fare a meno del computer.
E’ ovvio che l’uso di un software ti “lima” un po’ i difetti, magari alcune cose che non sapresti disegnare a mano puoi “ricalcarle” a Photoshop e così via, però conosco anche persone, come il mio amico Leon Ryan, australiano, che non e’ capace a disegnare a mano (o almeno dice lui) ma fa cose incredibilmente belle solo con il computer, riuscendo a mantenere un’ impronta illustrativa notevole.
Personalmente prediligo di più la “vecchia scuola”, tant’è che negli ultimi anni, pur colorando al computer, uso molto i retini come tecnica di sfumatura e colorazione, ovvio che un pochino l’illustrazione “classica” ne risenta, anche i fumetti ormai sono tutti colorati al computer e magari un disegnatore mediocre con un colorista bravissimo risulta bravissimo pure lui, però temo sia un processo inevitabile anche per stare al passo con i tempi, e di conseguenza anche dietro alle scadenze che si sono notevolmente ristrette oggigiorno. Poi per fortuna ci sono tecniche, ad esempio acquerello, che non si possono ottenere in maniera “credibile” con un computer per quanto vi siano filtri appositi per la “simulazione”.
Ci sono comunque artisti che fanno del digitale una specie di “firma”, ad esempio Ragnar e’ bravissimo pur facendo tutto a vettori e ho per lui un’ammirazione pari a quella che ho nei confronti di chi fa tutto a mano, quindi penso che di base l’importante sia l’idea, il “concept”. L’idea non te la può dare il computer.

5.Ho visto che hai disegnato parecchi soggetti per le magliette di Threadless ma solo qualcuno è stato votato e stampato. Oltre a Threadless, con la moda delle “DIY” t-shirt sono saltati fuori parecchi siti che stampano i migliori design proposti da giovani artisti. Cosa ne pensi di queste “vetrine”? Quanto credi sia veramente utile proporre dei designs “vincenti”, a siti come questi che magari non lo stamperanno mai?
Beh io personalmente non posso che parlare bene di Threadless e similari, anche se ammetto che è una cosa un po’ a “doppio taglio”.
Diciamo di base sono estremamente “grato” a siti del genere, in particolare proprio a Threadless , perché mi ha fatto vincere la timidezza di mostrare i miei lavori ad altre persone, cosa che prima facevo molto raramente, ed in più mi ha permesso di conoscere , sul forum del sito, molti artisti con cui è nato il Black Rock Collective, un collettivo che conta una cinquantina di persone (al momento sono l’unico italiano) con cui di tanto in tanto organizziamo progetti (ad esempio mazzi di carte da poker illustrati, t shirts, posters, etc.) per autofinanziarci i progetti futuri e mantenere il sito del collettivo che usiamo come “vetrina” per trovare lavori qua e la a livello personale.
Sotto altri punti di vista, come hai detto tu, mandare design che magari mai verranno stampati diventa ad un certo punto più frustrante che utile, eccezion fatta per il fatto che comunque e’ tutta esperienza che entra, e purtroppo ne so qualcosa.
Direi che se si ha un’idea che si ritiene “vincente” e un po’ di tempo per lavorarci su, può valer la pena provare (se ti va bene c’e’ comunque anche un ritorno economico, se va male puoi sempre tentare di “piazzare” il design altrove) ma non farne una sorta di “lavoro” , mi è capitato di passare mesi solo a lavorare su designs potenzialmente “stampabili” e , a parte un paio che mi hanno acquistato in seguito alcuni siti, sono rimasto con un pugno di mosche e tanto tempo “sprecato” che avrei potuto investire su altri progetti.

6.So che sei un vero fan di fumetti e film tra i quali i fumetti MARVEL e la saga di Star Wars. Tant’è che, appunto per Threadless, hai proposto un design fantastico intitolato “Empire strikes cat” e il tuo pseudonimo è “Adam Antium” (ndr Adamantio: una materia metallica immaginaria creata nell’universo Marvel). Quanto hanno influenzato e influenzano tutt’ora film, fumetti nelle tue creazioni?
Nel bene o nel male direi che mi influenzano più o meno sempre. Forse più i film che non i fumetti. Non so spiegarti come,ma prevalentemente mi capita soprattutto con i film “cult” , ti entra in testa una cosa inerente a questo o a quel film, o anche una serie tv, e magari ne fai un “omaggio” o anche solo una citazione più o meno nascosta.
Per quanto riguarda i designs per le tshirts, beh, e’ anche un aiuto in più, perché chi ama quel film, e quindi coglie la citazione, di sicuro e’ un potenziale acquirente, o un potenziale “votante” in caso di concorso, in più.
Quel design di Star Wars non ha avuto molto successo su threadless, ma è stato stampato su noisebot quindi bene o male ha visto la luce. Ultimamente di design “ispirati” a film ne e’ uscito uno proprio su threadless che omaggia Ghostbusters (gran film! gran film!credo il film che in assoluto ho visto più volte!) in cui ho provato a immaginare i protagonisti come se i fatti avvenissero nel 1884 e non nel 1984.
Ho anche curato una serie di magliette ispirata al serial tv Heroes per il sito inglese Funkrush.



7.Prima era MySpace, ora c’è Facebook.. ma esistono altri social network più specifici per il design, la fotografia e le arti grafiche. Secondo te cosa funziona meglio per mostrare, pubblicizzare i propri lavori, le proprie capacità e perché no, trovarsi qualche lavoretto?
Eh bella domanda! Ormai di social network , o presunti tali, ne salta fuori uno al mese… Myspace a me è servito, soprattutto i primi tempi, per mostrare un po’ di cose, prendere un po’ di contatti in giro, qualche lavoretto qua e là l’ho trovato, soprattutto con gruppi musicali. Facebook mi sembra più orientato sul farsi i fatti altrui a livello “hey! Chi c’era a quella festa!?!” che non per promuovere i lavori,anche se provo a farlo comunque. Sono iscritto anche ad altri network più specifici ma non hanno portato grossi risultati finora.
Credo la cosa migliore per promuoversi online sia farsi una specie di portfolio e poi autopromuoversi. Ad esempio, vuoi fare i poster per i concerti, ti iscrivi al forum del network che tratta di posters di concerti, linki dal tuo profilo al tuo sito/portfolio e partecipi alle discussioni. Fai presenza. E speri a qualcuno piaccia la tua roba.
Poi scrivere mail con i curriculum magari a marche, ditte che producono cose su cui pensi i tuoi lavori starebbero bene (anni fa l’ho fatto per le tavole da skate, tipo su 120 e-mails spedite, ho ottenuto di fare 2 tavole per due differenti brand, e preso un lavoro per una marca di streetwear che mi deve molti soldi da almeno 2 anni).
Conta molto il fattore “fortuna” anche. Gli sfondi del desktop di Windows Vista li hanno comprati da un ragazzo che aveva messo le foto su Flickr. E credo che Microsoft paghi molto bene per una cosa del genere.(questa di windows vista potrebbe benissimo essere una leggenda metropolitana in quanto l’ho letta su internet, ma potrebbe essere vera.)

8.Nel nuovo mondo dell’arte indipendente ci sono molti nomi che spiccano (Mark Ryden, Jeff Soto, Jeremy Fish ad esempio) e so che sei appassionato in particolare dei lavori di Tara McPherson. Oltre a lei chi credi che meriti particolare attenzione, ma soprattutto con chi vorresti iniziare un’eventuale collaborazione?
Tutti quelli che citi sono geni assoluti! Tara mi piace un sacco, e non solo perchè e’ bravissima, e’ stata l’artista grazie a cui ho conosciuto tutto un mondo che mi era sconosciuto prima. Le sono debitore della mia passione per i designer toys e per altri artisti a cui sono arrivato “passando” da lei. Di lei mi piace molto la pulizia del segno che però non tralascia il dettaglio , ed il fatto di come i suoi lavori siano spesso permeati da un alone di “serenità” ma allo stesso tempo di “dolore” o solitudine.
Tra gli altri mi piacciono molto Frank Kozik, che e’ un vero genio, Tim Biskup, Amanda Visell, Lory Earley, Ray Caesar, Eric Scarerow, Gary Baseman, Kathie Olivas e suo marito Brandt Peters, Shepard Fairey , Banksy , Fred Lammers (che ho scoperto grazie ad Andrea dei Manges) e moltissimi altri che non cito per non essere troppo prolisso.
Restando in Italia mi piacciono molto i lavori di El Gato Chimney (io ci metterei anche Dario Maggiore ma poi mi danno del nepotista visto che mi sta intervistando!) e gli stencil di Orticanoodles.
Collaborazioni ad occhi chiusi con chiunque dei sopracitati! Pero’ Tara…

9.La Spezia. Una città piuttosto piccola, ma colma di gente davvero in gamba. Tra musicisti e artisti escono fuori dei nomi niente male. In particolare in campo musicale abbiamo gli eroi del punk-rock “Made in Italy”, i MANGES e i vice PEAWEES… Che tipo rapporti hai con i tuoi “vicini di casa”?
Beh se per “vicini di casa” intendi Manges e Peawees direi che i rapporti sono ottimi! Sono tutti grandi amici, alcuni li conosco da più e più tempo, tipo con Richie dei Manges siamo amici da quando eravamo bambini, Hervé ed io frequentavamo lo stesso istituto alle scuole medie ed abitavamo nel solito quartiere.
Ho anche collaborato con entrambe le bands in ambito grafico , con i Manges, a cui devo il mio amore per il punk rock, sono stato per anni il “tipo con il cartello” che saliva sul palco durante l’ultima canzone del concerto e con Hervé sono stato per 6 anni fianco a fianco nella gestione dello Shake Club.
Se per “vicini di casa” intendi invece “l’abitante medio di La Spezia” i rapporti sono sicuramente più “freddini”, un simpatico ignorarsi dai! A me non interessano le discoteche “in” e a loro sicuramente non interessano i mostri che disegno io!
C’e’ però un “sottobosco” di persone con cui ho ottimi rapporti anche se non ho questa gran vita sociale .
In ambito di “gente davvero in gamba” che ha avuto i natali qui mi sembra doveroso ricordare Gianluca Lerici (a.k.a Prof. Bad Trip), che purtroppo ha avuto la riconoscenza che meritava da parte della sua città solo dopo che ci ha lasciato.

10.Oltre a La Spezia, in Italia esistono molti artisti appartenenti a piccole realtà. La maggior parte rimane qui cercando di trovare qualche sbocco lavorativo che a volte risulta difficile trovare; altri invece se ne vanno via dall’Italia, (come da tradizione) in cerca di fortuna o di maggior visibilità nel proprio settore. Qualcuno va a San Francisco, qualcuno a New York o, rimanendo più vicini a Londra. Simone Legno (a.k.a. Toki Doki), ad esempio, è andato a Los Angeles per promuovere il suo brand. Pensi che sia importante rimanere nel proprio territorio o, col senno di poi, anche tu saresti andato via dall’Italia?
Ah! Tocchi un tasto dolente!La mia famiglia ha avuto la possibilità di trasferirsi negli Stati Uniti, a Savannah in Georgia, quando avevo circa 13 anni per motivi di lavoro di mio padre, ma mia madre non se la sentì di fare un cambio di vita così radicale e quindi alla fine rimanemmo qui. Da fan di molte cose “made in Usa” e’ una cosa che mi e’ sempre andata giù male. Mi sono chiesto più volte “e se fossimo andati?”.
Qualche anno fa ho provato a metter da parte un po’ di soldi per provare ad andare un paio di mesi a L.A. anche solo per vedere “che aria tirava”, ma alla fine non sono riuscito ad andare negli States nemmeno quella volta.
Simone Legno secondo me ha fatto benissimo, ed il successo che sta avendo ne è la prova,se non sbaglio ho letto un’intervista in cui diceva “quel giorno ho ricevuto la mail che mi avrebbe cambiato la vita” e sicuramente se mi capitasse un’occasione del genere probabilmente partirei il giorno dopo. In America o in Giappone c’e’ un’altra mentalità, un altro approccio nei confronti di queste cose, ed essendo paesi molto grandi, anche il bacino d’utenza e’ più vasto, se in Italia i toys li collezionano in 100, in Usa li collezionano in 2000.
Anche se lo ammetto, riuscire “a farcela” rimanendo a La Spezia, credo mi darebbe molta, ma molta soddisfazione in più.

11.Tra i tuoi lavori spiccano anche dei Designer Toys da collezione. I famosi Munny & Co. della KidRobot e le altre collezioni di Toy2R. In questi ultimi 3/4 anni anche in Italia ha preso piede il fenomeno dei giocattoli da collezione. In quanto tali, nonostante le dimensioni (a volte davvero minuscole) hanno dei costi piuttosto alti. Il collezionista, magari, non bada troppo a spese ma la gente che non conosce, per quanto curiosa, potrebbe storcere il naso di fronte a certi prezzi. Quanto pensi che possa attecchire il fenomeno anche su un target un più “outsider”? Un trend momentaneo destinato a tramontare o, al contrario, un fenomeno potenzialmente in evoluzione?

Ti assicuro che anche il collezionista bada a spese ogni tanto!Purtroppo bisogna fare una “selezione”, ovviamente parlo di chi non naviga nell’oro. I prezzi effettivamente a volte sono un pochino alti, però se si tratta ad esempio di un toy “custom” o di uno non prodotto in larga scala direi che alla fine ci sta, anche perché ti metti in casa un pezzo di valore,che non puoi trovare ovunque.
Per quanto riguarda le produzioni in serie, direi che molti hanno prezzi accessibili, contando che spesso sono prodotti in non moltissime copie. Penso che il fenomeno in Italia stia attecchendo, ma in modo più underground che non su larga scala, ma credo non sia colpa né dei prezzi né di un’ errata “promozione” , ci sono negozi tipo Atom Plastic che svolgono un lavoro eccelso di importazione, sono sempre aggiornati sulle uscite Usa, organizzano party a tema per il lancio di un nuovo toy, tengono prezzi praticamente uguali agli stati Uniti, credo che il problema risieda proprio nell’utenza “media”, cioe’ il fenomeno dei toys alla fine “abbraccia” una certa fascia di persone, che di base sono comunque attratte da un certo tipo di sottoculture tipo la street art, la poster art, il pop surrealism e via dicendo, che spendono volentieri parte dei loro risparmi per avere un pezzo di un artista che gli piace o per un libro che tratti della loro passione.
L’utente “medio” fa un altro tipo di ragionamento secondo me, una sorta di “perché bere un drink in meno nel locale figo per comprarmi un coniglietto di plastica?” e purtroppo sono convinto che se parlassero di Toys in un programma qualunque di quelli “seguiti”, tipo il Grande Fratello, il giorno dopo le vendite si impennerebbero vistosamente.(cosa che mi auguro non accada mai)Purtroppo qui in italia si ragiona così.
Poi è un’opinione personale ma io stesso mi sono trovato ad essere guardato come un pazzo ,perche magari ho speso 50 euro per un Toy , da gente che spende 50 euro per un paio di mutande con il nome di uno sopra.

12.Qual è la tua playlist preferita mentre disegni? Cosa ti piace ascoltare? In quale tipo di mood, di atmosfera ti senti più a tuo agio con le matite in mano?
So che può sembrare strano, ma spesso preferisco lavorare in silenzio, almeno durante l’inchiostratura.
La Playlist per quando disegno e’ di solito un calderone con un po’ di roba che ascolto solitamente, prevalentemente punk rock.
Se dovessi stilarti una lista di gruppi “sempre presenti” direi : Ramones, Screeching Weasel, Riverdales, Queers, Clash, Groovie Ghoulies, Alkaline Trio, Descendents, Manges e Peawees.
Ma faccio anche sortite sul Metal tipo Mastodon,Isis, Slayer o i classici Black Sabbath e Metallica e sul Rap, ma quello un po più old school, Beastie Boys, Run Dmc e Public Enemy, o cose più “fini” tipo Bowie o Twilight Singers.

13.Pizza o lasagne?
“vuoi più bene al papà o alla mamma?” ..e’ più o meno la stessa domanda haha!
la pizza potrei mangiarla tutti i santi giorni e non mi stuferebbe mai…però le lasagne…le lasagne al forno della mamma sono imbattibili direi!non è che si può fare un ex-aequo?

RICCARDO BUCCHIONI WEBSITE

Yo!

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